Le fonti energetiche e le loro caratteristiche principali
Le fonti energetiche principalmente utilizzate dall’Italia e che coprono quasi completamente il fabbisogno energetico nazionale sono: (Fonte: Bilancio Energetico 2017 dell’Italia)

I consumi di energia in Italia sono così ripartiti (dati aggiornati al 2017 –Fonte Apennine Energy)

L’anidride carbonica emessa dall’Italia rispetto al resto del mondo rappresenta l’1,7% del complessivo (Fonte Wikipedia ed altri)

Le fonti Fossili
Il reperimento delle fonti energetiche primarie rappresenta un settore strategico per tutti i Paesi al mondo. Per l’Italia questo aspetto è ancora più vitale in quanto ha il grado più elevato di dipendenza energetica dall’estero rispetto ad altri paesi europei: il 78,6% contro il 47,3% della Francia, il 64% della Germania e il 76,3% della Spagna. Per il gas naturale e petrolio, il peso dell’import è superiore al 90% (contro una media Ue di circa il 70%). Fonte MED & Italian Energy Report 2019.
Purtroppo non esiste un’energia proveniente dalle fonte fossile in assoluto migliore delle altre, ognuna ha i sui pregi e difetti.
Il petrolio e metano
- Il petrolio è usato principalmente per la trazione (benzina, diesel e GPL) mentre il metano più per il riscaldamento domestico e per produrre energia elettrica. Negli ultimi anni per il suo prezzo più conveniente, il metano è sempre più utilizzato anche per il trasporto e per questo si sta sviluppando molto l’uso del GNL (Gas Naturale Liquido).
- Il petrolio e il metano hanno consentito lo sviluppo dell’era moderna tanto che oggi tutti i Paesi industrializzati sfruttano proprio queste risorse. In molti Paesi si sfrutta ancora molto anche il carbone e da alcuni decenni il nucleare.
- Il petrolio e quindi i suoi sottoprodotti benzina, diesel e GPL quando bruciano producono varie sostanze nocive tra cui polveri sottili, ossidi vari, solfati ecc. solo in parte fermati dalle marmitte delle auto o dai filtri delle caldaie e anidride carbonica (CO2). Per le auto, dall’Euro 4 in poi la capacità filtrante delle marmitte ha permesso degli standard sempre più performanti tanto che il filtro antiparticolato dei motori Euro 6 delle diesel (ma pure dei benzina a iniezione diretta) ha un’efficacia così elevata che non solo trattiene le particelle prodotte dal motore, ma anche parte di quelle presenti nell’aria aspirata per alimentare il propulsore (Fonte Quattroruote).
- La combustione del metano normalmente è più pulita del diesel, il problema è che oltre ad emettere CO2, una buona percentuale del metano estratto viene disperso nell’ambiente per varie perdite lungo le linee mondiali e questo è un grave problema per il clima in quanto il metano nella sua formula chimica CH4 è anch’esso un importante gas serra. Il metano disperso in atmosfera proviene anche dalle discariche di rifiuti urbani.
Qual è la fonte energetica che emette meno anidride carbonica (CO2)? In realtà non esiste il carburante migliore e la tabella sottostante ne stima le emissioni per una Fiat Panda 1.2 di cilindrata. (Fonte Quattroruote)

Il carbone. Collegamento con l’articolo “La Decarbonizzazione”
Fonti Rinnovabili
Rispetto al complessivo di tutte le fonti energetiche consumate in Italia (petrolio, metano, carbone e rinnovabili) l’energia prodotta dalle fonti rinnovabili è passata dal 15% del 2012 al 19% del 2017.
Tra il 2010 e il 2019 la Cina è stato il principale investitore nella capacità di energia rinnovabile con 758 miliardi di dollari, secondi gli Stati Uniti con 356 miliardi e poi il Giappone con 202 miliardi, la Germania 179 miliardi, la Gran Bretagna 122 miliardi, l’India con 90 miliardi e poi l’Italia con 82 miliardi di dollari (Fonte A&E Energia). L’energia elettrica prodotta dalle rinnovabili copre invece il 25,9% del fabbisogno nazionale di energia elettrica.

Questo 25,9% di energia elettrica prodotto dalle rinnovabili è così distribuito (dato aggiornato al 2020 – Fonte Qual Energia). Il fotovoltaico copre il 22,1% dell’energia elettrica prodotta ovvero il 5,7% dell’energia consumata dall’Italia.

Impianti fotovoltaici – Collegamento all’articolo “Gli impianti fotovoltaici”
Impianti eolici: la trattazione è più o meno analoga a quella fatta per gli impianti fotovoltaici.
Energia idroelettrica In Italia ci sono moltissime centrali idroelettriche di piccole e medie dimensioni, purtroppo molte sono state chiuse o mai ristrutturate.

Secondo lo Studio di Althesys, recentemente presentato a Roma e intitolato “L’idroelettrico crea valore per l’Italia”, la flotta idroelettrica italiana ha un potenziale ancora inespresso pari a circa 1800 MW.
Una potenza che però necessita di essere liberata attraverso un programma integrato di investimenti, che secondo i calcoli di Althesys si aggira intorno ai 5,5 miliardi di euro. Ad oggi, stando allo studio, solo il 42% della capacità realizzata prima del 1960 è stata ammodernata. La domanda è: “Perché si parla quasi sempre e solo di impianti fotovoltaici e pochissimo se non per niente di idroelettrico?” Il rischio è che forse nel fotovoltaico c’è possibilità di far girare investimenti molto più importanti e più convenienti per molti!
Biomasse, biocarburanti ed energia geotermica Rappresentano la bioenergia e rappresentano il 15,6% dell’energia elettrica prodotta. È considerata rinnovabile anche se in realtà producono sempre carburanti che quando bruciati emettono degli inquinanti paragonabili al diesel. Un esempio classico è il metano prodotto dalle discariche che viene bruciato in loco per la produzione di energia elettrica.
L’idrogeno: collegamento con l’articolo “L’idrogeno”
Altre fonti
L’energia nucleare
L’Italia acquista il 15% della propria elettricità dal nucleare francese.
Nel mondo ci sono 442 reattori nucleari attivi a cui ne vanno aggiunti 65 in fase di costruzione. Di questi 148 si trovano in Europa che ne ha anche 8 in costruzione (2 in Bulgaria, Romania e Slovacchia, 1 in Finlandia e in Francia). 27 sono in costruzione in Cina che ne ha già 13 funzionanti.
Il primato mondiale per numero di reattori nucleari in funzione spetta agli Stati Uniti, con 104, seguito da Francia (58), Giappone (54) e Federazione Russa (32). A distanza si trovano Corea (21), India (20), Gran Bretagna (19), Canada (18), Germania (17), Ucraina (15), Cina (13), Svezia (10). Al di sotto si trovano: Spagna (9), Belgio (7), Repubblica Ceca e Taiwan (6 ciascuno) e Svizzera (5). Chiudono l’elenco Finlandia, Ungheria e Slovacchia (4 reattori ciascuno), Argentina, Brasile, Bulgaria, Messico, Pakistan, Romania e Sudafrica (2), Armenia, Olanda e Slovenia (1 ciascuno). (Fonte Ansa.it)
Per ora comunque parlare di nucleare in Italia sarebbe anacronistico ed irrilevante. L’Italia non è più quel Paese avveniristico degli ’60 e 70’ e nessun partito politico avrebbe la forza per condurre un programma nucleare. Comunque solo a titolo di confronto una centrale nucleare da 1.000 MW produce in media 8.760 GWh all’anno, nel 2019 il fotovoltaico ha prodotto 23.700 GWh (Fonte rinnovabili.it). In questo senso i dati dimostrano che il fotovoltaico è una fonte primaria di energia molto importante.
Comunque in Italia non siamo in grado di gestire i termovalorizzatori per bruciare l’immondizia, figuriamoci una centrale nucleare!
Il deposito definitivo di scorie radioattive
In Italia ci sono ancora quattro centrali nucleari in fase di smantellamento che da decenni costano milioni di euro all’anno alla collettività e ancora non esiste neanche un progetto analizzato e condiviso tra lo Stato e i cittadini per la costruzione del deposito di scorie definitivo di cui in Italia non si parla mai. Questo annoso problema rappresenta l’ennesima ipocrisia tutta all’italiana perché preferiamo che le cose rimangano li senza creare panico, come se il problema non esistesse. E così i problemi in Italia non si affrontano e si sovrappongono con i precedenti, con quelli recenti e con quelli futuro.
Valutazioni e considerazioni politiche
I dati sopra riportati permettono di fare dei ragionamenti politici
- L’Italia ha investito nell’ultimo decennio 82 miliardi di dollari nelle energie rinnovabili, in particolare nel fotovoltaico. L’incidenza percentuale sui consumi totali è stato dell’ordine del 4% (dal 15% del 2012 al 19% del 2017).
- L’Italia emette l’1,7% dell’anidride carbonica (CO2) prodotta nel mondo e quindi a livello globale la riduzione di CO2 è stata dell’ordine dello 0,068% (1,7% x 4% = 0,068).
- Anche se la percentuale di riduzione dell’anidride carbonica rispetto a quella emessa globalmente non ha un valore molto alto, almeno l’Italia e il mondo stanno cambiando rotta rispetto all’uso delle fonti fossili tradizionali. Il problema è quando “troppi” fondi vengono dirottati per un’unica problematica e questo significa far politica. Per troppi si intende rispetto a quanto investito per altri settori tipo la sanità, la scuola (ci sono ancora molti ospedali e scuole che non sono a norma per la prevenzione incendi e per l’antisismica), i comuni dell’entroterra e quelli colpiti dai terremoti, le strade dissestate, la manutenzione delle infrastrutture (ponti, gallerie), la prevenzione dei dissesti idrogeologici ecc. In Italia ogni settore avrebbe bisogno di più soldi ma a parte il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) di cui si sta discutendo oggi, i soldi non sono sufficienti per coprire tutte le necessità del Paese ed è quindi necessario individuare con assoluta certezza e prospettiva futura le priorità. La politica deve ragionevolmente mediare le prioritarie esigenze, non serve fare propaganda per prendere i voti dagli ambientalisti, serve un confronto serio con tutti perché l’ambiente è di tutti, così come lo sono la scuola, la sanità ecc..
- Con il Recovery Fund l’Italia si appresta ad investire altri 68,9 miliardi di euro per la transazione energetica. Se il l’ammontare del Recovery Fund è come si sente di 209 miliardi (ancora tutto da verificare e comunque la maggior parte a debito) il settore della transazione assorbirà quasi il 33% del Recovery Fund. Forse in piena emergenza economica e sociale con una pandemia ancora in atto e che sta portando molte aziende alla chiusura se non al fallimento, forse la tematica andrebbe approfondita meglio verificando quelle che sono le esigenze prioritarie per la collettività. In tal senso non è ragionevole credere che da soli, i soldi investiti dal PNRR per la Transizione Energetica potranno incidere significativamente sul cambiamento climatico globale.
- Sembra paradossale ma in India che ha investito 90 miliardi di dollari nelle energie alternative, oggi mancano i fondi per salvare le persone dalla pandemia. Questo apre uno scenario che dovrebbe far riflettere. I problemi che riguardano l’umanità non possono essere risolti solo con qualche investimento delle nazioni ricche. Se non si trova una strada comune per intervenire anche su queste situazioni, si rischia di vanificare tutti gli sforzi fatti fino ad oggi e questo vale per la pandemia, per l’ambiente e per tutti gli altri problemi globali.