Traccia di presentazione
Se una persona chiedesse un consiglio per il figlio che non lavora, in 11 punti si potrebbe rispondere quello che in parte sta succedendo in Italia e perché è e sarà sempre più difficile trovare lavoro. In questo articolo non viene considerata l’aggravante della pandemia che ha ancora di più complicato una situazione già particolarmente difficile
Primo punto: aziende vendute
Cercate su internet l’elenco di tutte le ditte italiane che negli ultimi anni sono state vendute a multinazionali straniere. L’Italia ha venduto un’azienda strategica come l’Italcementi ai Tedeschi e nessuno dei nostri politici a battuto ciglio.
Qualcuno potrebbe obiettare che almeno le aziende straniere danno lavoro! Questo è vero solo in parte perché in realtà alle multinazionali interessa solo il marchio e il know-how italiano ma dei lavoratori molto meno e quindi se le cose andassero male, ci metterebbero poco a chiudere tutto e a trasferire la produzione in altri Paesi più “permissivi”. Inoltre gli utili prodotti da queste multinazionali generano ricchezza per i Paesi di provenienza e meno per l’Italia. Sarebbe stato meglio continuare a vedere tanti italiani ricchi, piuttosto che vedere i Tedeschi o i Francesi o gli Americani che vengono in Italia e si comprano quello che vogliono.
Secondo punto: concorrenza sleale di altri Paesi
Molti prodotti arrivano dalla Cina, dal Bangladesh, dal Pakistan o anche da altre Nazioni europee dove:
- la manodopera costo meno
- mantengono bassi livelli di sicurezza
- non hanno garanzie sociali
- hanno una disponibilità di energia elettrica e di materie prime a costi molto più bassi
Terzo punto: aziende straniere dislocate sul territorio nazionale
Tanti imprenditori stranieri hanno aperto delle ditte di produzione in Italia ma hanno assunto solo dipendenti provenienti dai loro Paesi di origine. La maggior parte di queste ditte producono vestiti e quando sono terminati ci cuciono sopra l’etichetta Made in Italy (la legge lo consente).

Questi sono i vestiti che i clienti finali comprano nei negozi convinti di prendere un capo prodotto in Italia ma che di italiano in realtà non ha niente! In altri Paesi non è consentito e quindi se la ditta straniera non garantisce l’assunzione di una certa percentuale di dipendenti locali, lo Stato non rilascia le autorizzazioni per aprire.
Quarto punto: la delocalizzazione
Purtroppo se gli Enti di controllo, su richiesta del Governo, stanno sempre con “il fiato sul collo sopra alle aziende” c’è poco da fare, gli imprenditori vanno a produrre in altri Paesi dove le condizioni sono più adeguate. Seguendo questa logica molte ditte hanno chiuso o hanno portato la loro produzione all’estero e purtroppo neanche il Decreto Dignità, ma era prevedibile, è servito a ridurre questa emorragia di aziende.
Quinto punto: eccesso di assistenzialismo
Il Reddito di Cittadinanza non ha portato i risultati attesi in quanto fondamentalmente il Paese non è riuscito a creare le opportunità di lavoro tanto auspicate. La pandemia ha sicuramente inciso negativamente sui risultati ma il problema vero è che la carenza di lavoro ormai è diventata una situazione cronica già da diversi anni. Ad oggi l’iniziativa rappresenta solo molti soldi sottratti ai giovani che magari con un aiuto avrebbero aperto una ditta per conto loro. Paradossalmente se l’Italia avesse concesso 500€ mensili per un anno solo a chi apriva una partita iva o a chi trovava un lavoro autonomamente, almeno avrebbe risparmiato tutti i soldi pagati ai Navigator.
Sesto punto: l’effetto NIMBY
Letteralmente Nimby si traduce con “non nel mio cortile”. In pratica rappresenta l’ipocrisia di chi vuole tutto ma se è pericoloso meglio prodotto all’estero. Tanto per fare degli esempi: in Italia non si vuole il nucleare ma poi la corrente elettrica viene acquistata dalla Francia e dalla Svizzera che la producono a loro volta con il nucleare. Tutti vogliono usare i fuochi d’artificio a capodanno ma devono essere prodotti in Cina perché le fabbriche sono pericolose. L’Italia consuma ancora una grande quantità di metano sia per il riscaldamento che per la trazione delle auto ma si fanno le leggi per chiudere le piattaforme di estrazione perché ritenute da qualcuno inquinanti. In Italia si produce ancora una grande quantità di immondizia ma si chiudono i termovalorizzatori per lo stesso motivo delle piattaforme e così i rifiuti vengono trasportati in Germania dove i Tedeschi ci producono la corrente elettrica e l’acqua calda per le abitazioni poste nelle immediate vicinanze dei termovalorizzatori stessi.

Settimo punto: mancanza di appartenenza
C’è poco da dire, gli altri Paesi sono molto più legati alla propria nazione. Infatti è praticamente impossibile vedere la polizia Francese o i politici tedeschi andare in giro con una macchina prodotta in Italia.

Ottavo punto: troppe situazioni non risolte
Purtroppo molte situazioni si sono talmente tanto irrigidite che ormai per alcune aziende quali l’Alitalia, l’ILVA e tante altre grandi imprese mezze pubbliche è veramente difficile se non impossibile trovare una soluzione. In Italia ci sono più di 4.000 aziende a vario titolo partecipate dello Stato, tutte rigorosamente in perdita per più di 100 miliardi di euro di debiti.
Nono punto: l’agricoltura e l’artigianato
L’agricoltura una volta era considerata una risorsa e dava lavoro a moltissime persone. Oggi chiedere ad un agricoltore di assumere qualcuno è quasi praticamente impossibile. Per non parlare delle tradizioni che si sono perse per esempio con la fine della vendemmia. Una volta era una festa, un socializzare tra generazioni diverse, uno stile di vita. Oggi con tutte le leggi e i controlli imposti, la vendemmia la fa una macchina guidata da una persona. È tutto finito!

E purtroppo per l’artigianato è ancora peggio. Quante persone hanno svolto il loro primo lavoro dentro una bottega o lavorando a fianco di qualcuno che gli insegnava il mestiere. Oggi non assume più nessuno perché è troppo complicato e si rischia anche di incappare con qualche giovane che invece di lavorare porta solo problemi o non ha voglia di fare niente.
Decimo punto: incentivi che vanno all’estero
L’Italia sta incentivando molto l’acquisto di auto nuove a emissioni quasi zero ma il problema è che il mercato delle auto prodotte in Italia ormai si è ridotto al solo 5%. Almeno una volta le auto in circolazione erano quasi tutte Fiat che con il suo indotto dava lavoro a milioni di italiani. Oggi non è più così e i soldi messi a disposizione dallo Stato Italiano andranno all’estero e contribuiranno alla ricchezza di tutti i Paesi che producono auto, in primis la Germania.
Undicesimo punto: le quote di produzione
Non si esprime qui una considerazione sugli aspetti positivi o negativi dell’Europa, cosa che viene fatta in altri articoli, ma solo un dato di fatto. Tra la fine degli anni ‘90 e gli inizi del 2000, l’Europa impose all’Italia la riduzione della produzione di alcuni prodotti essenziali tra cui il latte, lo zucchero, il vino ecc stabilendo il limite di quelle che erano le “Quote di Produzione”. Probabilmente fu uno dei tanti dazi che l’Italia dovette pagare per entrare nell’Europa. Così ad esempio, nei primi anni del 2000 il Gruppo Industraile Maccaferri dovette chiudere più di 16 zuccherifici che con il loro indotto davano lavoro a migliaia di persone. Il risultato è che oggi 4 pacchi su 5 di zucchero arrivano dall’estero.

Nei prossimi anni dovrebbero chiudere anche gli ultimi 3 siti produttivi rimasti in Italia in quanto la Francia e la Germania, che non hanno subito la limitazione delle quote di produzione, hanno aumentato di molto la loro produzione facendo crollare i prezzi. Dal 2015 la produzione è infatti libera ma l’Italia ovviamente non ha più la forza economica e sociale per ricostruire uno zuccherificio.
Tornando al consiglio che si può dare a quel padre è capire se innanzitutto il figlio abbia voglia di lavorare perché oggi non è così scontato! Poi il ragazzo deve imparare per forza un mestiere, all’inizio facendo anche un po’ di sacrifici, ma se diventa professionista in qualcosa, un mestiere forse lo può ancora trovare. Purtroppo, paradossalmente il problema più grave è per i laureati perché aumentano le aspettative mentre invece i lavori di livello alto sono sempre meno. Comunque all’inizio è necessario bussare a tutti quelli che si conoscono, alla fine si sta pur sempre chiedendo onestamente un lavoro! A questo punto anche un’esperienza all’estero può risultare sempre utile, anche se è veramente un peccato che tutti i bravi ragazzi debbano andare a lavorare all’estero. Tra l’altro questo è un altro grande problema per l’Italia in quanto forma in maniera assolutamente competitiva i propri giovani che poi vengono assunti presso altri Paesi che non hanno speso un soldo per la loro formazione. L’importante comunque è non perdere troppo tempo a casa senza far niente. Questa sarebbe la situazione peggiore perché non si può vedere un curriculum senza esperienze. Infine è necessario fare anche molta attenzione a tutti quei corsi, corsetti che vengono propinati on-line. Ormai ce ne sono un’infinità e la maggior parte di essi fanno spendere solo soldi ai genitori senza rilasciare neanche un attestato spendibile nei colloqui. Infine la cosa più sbagliata sarebbe fidarsi delle promesse fatte dalla politica perché la verità è che non tutti possono lavorare nello Stato, anche se oggi rappresenta l’unica sicurezza.